Il rovescio delle medaglie
I riconoscimenti di Biden sembrano l'addio ad un modello americano spazzato via da Trump
Buon anno! Prima di anticipare i contenuti della newsletter n° 1 del 2025 mi associo alla gioia per la liberazione dalle prigioni iraniane di Cecilia Sala. Mi stupisco sempre dei commenti più ipocriti, che suonano più o meno così: “costretti a trattare con un regime criminale ma senza concedere contropartite”. Da che mondo è mondo le trattative si fanno con i malfattori e la pace si fa tra nemici. Tutto il resto è noia.
Non rischiamo di annoiarci con gli Stati Uniti che, ancora una volta, sembrano guidare i grandi cambiamenti globali. Lo si vede anche in situazioni apparentemente mondane come è stata la cerimonia per le Medal of Freedom. Con quelle medaglie è calato il sipario sull’ideologia sposata dai dem della meritocrazia, ideologia che forse ha contribuito alla sconfitta di Kamala Harris.
Ma prima vi consigliamo un nuovo podcast. Buon ascolto e buona lettura.
Memoria e Futuro dei Diritti: i podcast.
Il freddo umido di questi giorni a Milano entra nelle ossa. Come si può dormire per strada in queste condizioni? Ma quello del gelo è solo uno dei problemi che devono affrontare i/le senzatetto. Presenza tradizionale dei portici e dei luoghi nascosti di Milano, i/le senzatetto sono cambiati/e negli ultimi anni: sono in crescita i sans papiers. Ma i bisogni di chi non può contare su una casa non dipendono dal passaporto. Ne sanno qualcosa i volontari di Avvocato di strada che si occupano di loro. E che sono i protagonisti di un altro dei podcast realizzati dalla Fondazione Diritti Umani.
L’intera serie dei podcast Memoria e Futuro dei Diritti la trovate sul nostro canale spreaker e su quello del Comune di Milano
Le medaglie e i suoi rovesci

Alzi la mano chi disdegna di ricevere un premio. Parto da me: un paio di premi giornalistici mi hanno inorgoglito. Stanno nella bacheca delle memorabilia di Radio Popolare perché con Piero Scaramucci decidemmo di consacrarli al lavoro collettivo della redazione. E così ogni anno vado a vedere il palmares di chi ha vinto dopo di me gli stessi premi. Visti alcuni nomi, un paio di volte stavo per rispedire al mittente le targhe, ma questa è un’altra storia…
Quando ho letto la lista dei premiati da Joe Biden con le Medal of Freedom ho ricevuto l’ennesima conferma che i riconoscimenti quasi sempre rappresentano il mondo ideale di chi li consegna. Raccontano un’idea. In questo caso un’idea sconfitta.
Ho letto alcuni commenti che tendevano a spiegare le scelte di Biden come dispetti anti-Trump: interpretazione vera, ma non basta. Non è (solo) una ripicca tra vecchietti litigiosi: è la chiusura di un sipario.
Scorriamo l’elenco. Hillary Clinton, George Soros, Ralph Lauren, Anna Wintour, Denzel Washington, Michael J. Fox, Magic Johnson, Bono, Josè Andres. Ci sono anche due premi in memoria di Robert Francis Kennedy e George W. Romney. Partiamo da questi due: la scelta del vecchio Joe è evidentemente politica. Premiando il padre del prossimo Ministro della Sanità No-Vax RFK jr, Biden ha voluto contrapporre la carica innovativa progressista del candidato democratico ucciso a Los Angeles nel 1968 con la retroguardia complottista del figlio passato nelle fila di Trump; con Romney sr il messaggio è ancora più esplicito, perché premiando il vecchio presidente dell’American Motors Corporation ha voluto ringraziare suo figlio Mitt, l’unico repubblicano a votare per l’impeachment a Donald Trump.
Sono gli altri nomi, compresi quelli dello showbiz, a disegnare il mondo che il voto del 5 novembre ha spazzato via.

Hillary Clinton e la sua idea di società era già stata archiviata dal primo Trump. George Soros rappresenta - un po’ schematicamente - la vecchia filantropia prog: sfrutto le meraviglie del capitalismo per distribuire un po’ di soldi per dosi omeopatiche di giustizia sociale. Cosa è rimasto di quella idea riequilibratrice?
Nel campo dello spettacolo a occhio e croce Bono ha avuto lo stesso ruolo di Soros. Di cosa abbiano fatto Ralph Lauren e Anna Wintour per la libertà non ho traccia, ma forse è un mio limite.
Denzel Washington, Michael J. Fox e Magic Johnson sono icone positive (nei loro campi e per ciò che coraggiosamente perseguono), ma rientrano in un certo senso quello schema della meritocrazia che è sembrato un disco rotto a milioni di elettori. La meritocrazia - anzi, la tirannia del merito, è un cavallo di battaglia di Michael Sandel, che ha molti più titoli di me per intervenire su certi temi. Il professor Sandel è un filosofo, ragiona da anni su etica, giustizia, bioetica, insegna ad Harvard e i suoi libri sono tradotti in una trentina di lingue. Vi propongo qui il suo intervento ad un recente webinar di Reset DOC intitolato “Il futuro della politica americana” a cui hanno partecipato studiosi del calibro di Seyla Benhabib, Yale University; James D. Hunter, University of Virginia; Ivan Krastev, Center for Liberal Strategies. A coordinare l’evento il fondatore di Reset DOC Giancarlo Bosetti e Jonathan Laurence, Reset Dialogues US.
P.S. Delle Medal of Freedom da cui siamo partiti forse rimane in ombra la più interessante: quella a Josè Andres. Meno conosciuto delle altre star premiate, a lui di si deve l’invenzione di World Central Kitchen che porta cucine e cibo nelle aree del mondo devastate da guerre e altre catastrofi. Sette suoi volontari che operavano a Gaza sono stati uccisi dall’esercito israeliano.
Il succinto resoconto di una piccola parte di eventi falsi e ignominiosi che conosciamo anche se superficialmente ma per lo più evitiamo cocciutamente dovrebbe alla fine far scattare qualcosa dentro ognuno di noi.
Voltarsi dall’altra parte raccontandosi tutte le ragioni che ci discolpano rimane purtroppo la reazione più comune.
Mi vergogno.