Ciao,
ho talmente tante cose da dirti che vado per punti:
Riparte il progetto Milano: Memoria e Futuro dei diritti. Anche tu puoi aiutarci a costruire la mappa dei luoghi dei diritti di Milano: facci sapere qual è il tuo cliccando qui. E il 20 settembre, in anteprima, potrai ascoltare il primo podcast della nuova serie: la storia dei 15 Martiri di Piazzale Loreto
Quanto ti fa arrabbiare l’ingiustizia? A me moltissimo. Per questo ho scritto qualche riga sul patteggiamento concesso all’ex Presidente della Liguria.
L’Africa e Raffaele Masto: un binomio che ci fa riflettere ancora oggi
E, come da tradizione, ecco il podcast dell’ultimo numero di Rights Now, la nostra trasmissione su Radio Popolare. Riforma dell’Onu e peste suina gli argomenti trattati.
Cosa mi ha colpito del caso Toti
La legge è quasi uguale per tutti. Per Giovanni Toti, ex Presidente della Regione Liguria, reo confesso niente carcere; invece Youssef Mokhtar Loka Barsom, diciottenne con gravissimi problemi psichiatrici dovuti alle torture subite in Libia, è morto suicida a San Vittore; ma lì non avrebbe dovuto esserci proprio per la sua fragilità. Perché questa disparità di trattamento?
Nessun azzeccagarbugli mi convincerà che non è un’iniquità.
Giovanni Toti ha patteggiato cioè ha detto “sono colpevole di corruzione impropria e finanziamento illecito, ma risparmiatemi la galera”. I PM hanno acconsentito trasformando i due anni e un mese di prigione in 1500 ore di affidamento ai servizi sociali. L’ingiustizia non è il patteggiamento, semmai il contrario: perché a “vip” come Giovanni Toti è stata data questa possibilità e ai tanti Yousef Mokhtar Loka Barsom no?
L’ingiustizia è l’assenza delle pene alternative per il resto della popolazione.
I reati sono diversi? Certo, e tradurre la detenzione in ore di affidamento ai servizi sociali per un omicida o un sex offender non è una semplice conversione matematica.
Il patteggiamento è previsto solo ed esclusivamente per pene minori. Guardate questo Spoon River degli oltre 60 detenuti suicidi in questo maledetto 2024 e scoprirete che alcuni rientrerebbero in quella categoria.
Come Hawaray Amiso, 28 anni, che doveva scontare solo tre mesi, o Andrea Pojoca, ucraino arrestato per tentata rapina. Tra i suicidi anche chi non doveva essere in prigione per sofferenze psichiatriche, come Alvaro Fabricio Nunez o Giuseppe Pilade: entrambi attendevano di entrare in una struttura REMS più adatta alle loro condizioni. Fino all’assurda fine di Mattia Concetti: scontava la pena con le misure alternative ma per aver sgarrato l’ora di rientro è stato risbattuto in cella dove si è impiccato.
Il carcere fa male? Sì e il sovraffollamento cronico aumenta i disagi. I suicidi - più di 60 finora - ne sono la spia. Il 40% di loro era ancora sotto processo, un quarto era dentro per reati minori. E che la corruzione - il reato ammesso da Toti - sia considerato minore è scandaloso. A queste storture l’attuale Governo ne ha aggiunta una di gravità inaudita: un pacchetto di misure che aumenta i reati, dal blocco stradale alla resistenza passiva in carcere.
Immagino due obiezioni. 1) non hai le competenze per scrivere di diritto penale. Forse. Ma più che il Codice in questa storia ci vorrebbe il buon senso. 2) Patteggiamento non vuol dire ammissione di colpevolezza. Beh, qui mi affido a cosa scrive direttamente il Ministero della Giustizia…
Milano smemorata?
Milano. La città che sale, che si trasforma velocemente, che anticipa nel bene e nel male i tempi, Milano zucchero e catrame, Milano dove “invece di stelle
ogni sera si accendono parole”, può ancora definirsi capitale dei diritti? Per continuare a farlo noi di Fondazione Diritti Umani per il terzo anno chiediamo a voi che ci seguite di indicarci un luogo milanese che vi ricordi i diritti umani e poi lo raccontiamo attraverso un podcast. Ne abbiamo già prodotti 10 e altri 5 sono in lavorazione. Ma noi guardiamo avanti e chi chiediamo di scriverci qui altri ancora, per l’edizione 2025 di Milano Memoria e Futuro dei Diritti.
C’è un’occasione speciale per un assaggio del nostro lavoro: proprio oggi 20 settembre alla Casa della Memoria si tiene un importante seminario di storia sui Martiri di Piazzale Loreto. Gli organizzatori hanno voluto che fosse ascoltato il podcast che abbiamo realizzato su quell’evento così rilevante per la storia di Milano.
Per Raffaele Masto
Al conte Pietro Savorgnan de Brazzà, considerato dai bianchi il colonialista buono, hanno dedicato una città, Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo. A Raffaele Masto hanno dedicato alcuni centri culturali in Africa. Luoghi vivaci, dove la vita di tutti i giorni si confronta con le difficoltà, le speranze, il futuro. Il 27, 28 e - aggiornamento dell’ultima ora - pure il 29 settembre ricorderemo il collega di Radio Popolare con chi ha viaggiato con lui in Africa, chi l’ha aiutato per i suoi libri, chi ha passato ore in redazione a chiacchierare… e naturalmente vedremo le sue foto.
Qui trovate il programma in costante aggiornamento.
Grazie di essere arrivati fin qui. Vi salutiamo con un’anticipazione: nel prossimo numero di Rights Now pubblicheremo la seconda parte del reportage di parole e immagini sui vicini Balcani. E’ un lavoro a cui teniamo molto, curato da Silvia Morosi, giornalista del Corriere della Sera. #staytuned