Ciao, ben trovati e trovate. Dalla prossima settimana questa newsletter si affiancherà all’omonima trasmissione Rights Now che la Fondazione Diritti Umani realizza da due stagioni su Radio Popolare (ogni lunedì alle 7 e quando volete in podcast). Con suoni, parole, immagini vogliamo essere punto di riferimento per questa vasta comunità di docenti, studiosi, attivisti, insomma di quegli inguaribili ottimisti che credono e si battono per i diritti umani.
(Fine del prologo)
Martina Marchiò è un’infermiera che lavora per Medici Senza Frontiere. È stata due mesi e mezzo a Gaza. Ha scritto un diario su questa esperienza che è diventato un libro: “Brucia anche l’umanità”, pubblicato da Infinito Edizioni. La sua voce al telefono è pacata anche se racconta di devastazioni, morte, ingiustizie, impotenza. Porta con sé immagini potenti:
Sulla strada del ritorno osservo una bambina sui pattini a rotelle: prova a prendere velocità tra le rovine di Deir al-Balah, ma la strada non esiste più e rimane bloccata dai detriti impastati alla terra che la frenano inesorabilmente, mettendo fine al gioco. Si volta allora verso il padre e questi le rimanda uno sguardo di compassione.
Martina Marchiò ha messo nel suo libro decine di flash così evocativi.
Il resto dell’intervista a Martina Marchiò, infermiera di MSF e autrice del libro “Brucia anche l’umanità” la potrete sentire lunedì prossimo alle 7 di mattina nella trasmissione Rights Now sulle frequenze di Radio Popolare o in podcast.
Ancora sugli stupri di serie A…
Non si dovrebbe fare, lo so. Però ogni tanto si può infrangere una regola. Non si dovrebbe cedere alla formula “che vi avevo detto?”, ma questa volta mi sento di farlo. Nella newsletter del 19 luglio intitolata “Stupri di serie A” sostenevo che era aberrante
“assistere agli appelli pubblici a contrapporre gli stupri di Hamas del 7 ottobre con quelli dell’occupazione israeliana di Gaza e Cisgiordania. La guerra si alimenta anche con queste vergognose contrapposizioni: rifiutarle e denunciarle come tali è una delle poche possibilità che ciascuno di noi può ancora usare”.
La lettura della storia di copertina del numero 1578 di Internazionale è per stomaci forti ma va fatta. S’intitola “La guerra sul corpo delle donne”, l’ha scritta la giornalista iraniana/americana Azadeh Moaveni ed è uscita su London Review of Books. La giornalista ricostruisce il lavoro svolto in Israele e Gaza da Pramila Patten, rappresentante del Segretario Generale dell’Onu per la violenza sessuale nei conflitti. La sua ricerca non ha potuto stabilire con certezza la sistematicità dello stupro usato come arma di guerra da Hamas sulle donne prese in ostaggio, sostanzialmente per due ragioni: le prove sono state alterate quando sono stati raccolti i resti umani dell’attacco del 7 ottobre e le donne direttamente coinvolte sono sotto cure psicologiche da choc. Il rapporto di Pramila Patten chiarisce che
“il limitato numero dei casi che soddisfano gli standard di prova della missione non significa che siano gli unici”.
La giornalista Moaveni spiega che in tutti i teatri di guerra ha visto l’orrore perché
“la guerra è incisa nelle donne attraverso torture sessuali, uccisioni, sparizioni e mutilazioni di bambine, abusi e sfruttamento sessuale, schiavitù sessuale e, naturalmente, stupro”.
Il suo articolo continua analizzando le violenze sessuali che le prigioniere palestinesi detenute dagli israeliani denunciano, e di come la formula di “combattenti illegali”, che Israele ha addossato a tutti i cittadini di Gaza, abbassi ulteriormente la possibilità delle donne di difendersi.
La conclusione dell’articolo di Azadeh Moaveni è sconsolante e - purtroppo, verrebbe da dire - in linea con quanto ho provato a scrivere in questa newsletter:
“La guerra ha messo in evidenza che si fanno differenze tra i corpi delle donne, attribuendogli un valore relativo, in base al gruppo di appartenenza; si presta attenzione alle sofferenze di un gruppo, mentre quelle dell’altro sono messe a tacere o negate”.
Rights Now: il tour
No, non siamo in partenza per una tournée, vogliamo solo condividere un ricordo: 36 anni fa, in questi giorni, cominciava lo Human Rights Now Tour. Le più grandi star della pop music fecero una serie di concerti per rivendicare i diritti umani, sotto l’egida di Amnesty International. Vere e proprie leggende: Bruce Springsteen, Joan Baez, Sting, Yossou N’Dour, Tracy Chapman, Peter Gabriel, Johnny Clegg e pure Claudio Baglioni suonarono in 20 concerti, in 4 continenti. La rivista online Rockol ha celebrato questo ricordo così.
L’attualità della Grande Guerra
Confesso: questa mia insistenza sulla Prima Guerra Mondiale nel silenzio dei media mainstream mi aveva preoccupato, pensavo di essere un po’ fissato. Ma poi alla Biennale Cinema di Venezia (*) è arrivato Gianni Amelio con il suo film Campo di battaglia sulla Prima Guerra Mondiale e mi sono ricreduto. Perché? Trovate la risposta in questa intervista dell’inviato del Tg3 Nico Piro al regista. E prima di guardarla ricordatevi che le 25 puntate di Autista Moravo 100 + 10 sono a disposizione delle scuole.
(*) Complimenti ai nostri “fratelloni” del Film Festival dei Diritti Umani di Lugano che hanno vinto il Premio Sociale dello Starlight International Cinema Award. E così anche loro erano sul red carpet di Venezia.
Grazie per aver letto, ascoltato, visto questa newsletter. Se pensi ti possa servire per le tue lezioni fai pure. Se credi ci siano altre persone interessate condividila.
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